Biblioteca Visalberghi

Pubblichiamo la lettera che il Segretario Nazionale del MCE ha inviato ai dirigenti Invalsi

MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA

Alla c.a. della Presidente INVALSI Prof.ssa Annamaria Ajello
p.c. al Dr. Paolo Mazzoli Direttore INVALSI
Loro Sedi

Gent. Prof.ssa, in quanto segretario nazionale del Movimento di cooperazione educativa non posso che rallegrarmi e congratularmi con Lei e con l’Istituto da Lei presieduto per la felice scelta di intitolare la Biblioteca dello stesso alla figura del prof. Aldo Visalberghi, già Presidente del CEDE e autore di fondamentali testi sulla valutazione, le scienze dell’educazione, la pedagogia attiva e democratica.
Il suo pensiero, come amava ricordare, riflette la pluralità delle sue frequentazioni, da Guido Calogero a Norberto Bobbio, da Tristano Codignola ad Aldo Capitini, dal pensiero di John Dewey e di Célestin Freinet alle molte sollecitazioni in ambito psicologico e pedagogico mai assunte acriticamente ma sempre proposte al mondo della ricerca e dell’educazione.
Il prof. Visalberghi è stato fra i primi aderenti all’associazione nata per opera di Pino Tamagnini, Aldo Pettini, Tristano Codignola, Anna Fantini, la CTS (Cooperativa della tipografia a scuola) poi MCE. Non è stato un ricercatore ‘solitario’ ma ha sempre ‘riversato’, come scriverebbe Freinet, ‘nel crogiolo cooperativo’ le sue riflessioni ed elaborazioni.
Ha molto contribuito a mettere a punto proposte e tecniche didattiche per la scuola di base italiana assieme a Maria Corda Costa, a Lydia Tornatore, a Raffaele Laporta e a molti altri. Una generazione formatasi nell’ideologia fascista e che ha vissuto la bufera della guerra ma che ha saputo riscattarsi partecipando alla Resistenza e che nell’Italia del dopoguerra intendeva incarnare i principi della Costituzione attuando una scuola democrativa e inclusiva ed era profondamente convinta, come scriveva Bruno Ciari, che ‘se vogliamo educare, dobbiamo dar vita a una comunità.’
In quegli anni vengono gettate le basi della cooperazione educativa come metodo relazionale e le tecniche Freinet vengono introdotte in maniera non rigida, per favorire la creatività e una pedagogia degli stimoli, non dei modelli rigidi, per favorire la libera espressione di sentimenti e pensieri e la metodologia della ricerca.
Mi piace qui ricordare l’ultimo suo intervento al quale ho assistito nell’ambito di un convegno del MCE regionale veneto svoltosi a Treviso nel 2000, ‘Il cammino si fa andando’, in cui ripropose le proprie salde convinzioni e riflessioni per una valutazione formativa che ne hanno contraddistinto il percorso umano e scientifico.
Ringraziando vivamente.
Giancarlo Cavinato segretario nazionale MCE
Venezia-Roma, 12 marzo 2019