La più pigra e ingiusta delle valutazioni

La miglior tradizione pedagogica italiana, anche di diversi orientamenti culturali, ha sempre avuto una posizione critica nei confronti dell’uso del voto numerico per la valutazione, soprattutto nella scuola di base. Con le norme introdotte da Mariastella Gelmini si è però interrotto un processo positivo di cambiamento di prospettiva sulla valutazione.
L’ordinanza del Ministero sulla valutazione finale per questo anno di scuola straordinario mantiene l’obbligo per tutti gli ordini di scuola della valutazione numerica pur in assenza di ciò che è autenticamente scuola e a prescindere dalle molte disuguaglianze prodotte dalla didattica a distanza e dalla palese assenza/inadeguatezza di indicazioni ministeriali e di linee guida in tutto il periodo della sospensione per pandemia.
Il voto numerico non è una soluzione adeguata, non solo perché può essere nocivo alla relazione educativa, ma anche perché non affidabile. Il suo uso è un’assurdità pedagogica soprattutto nella situazione della didattica a distanza, in classi in cui oltre un quinto degli alunni non sono stati raggiunti da alcuna proposta didattica negli ultimi tre mesi.
É un’assurdità non aver dato ascolto ai numerosissimi pronunciamenti contrari al voto. Il Ministero ha mantenuto i voti.
Nonostante il parere del CSPI che ha invitato a tener conto che la situazione emergenziale ha particolarmente penalizzato l’apprendimento degli alunni per i quali l’interazione in presenza con i docenti di classe costituisce un elemento determinante nei processi di apprendimento, chiedendo per la scuola primaria che l’Ordinanza prevedesse “…che la valutazione finale degli apprendimenti sia espressa attraverso un giudizio riportato nel documento di valutazione, tenuto conto della possibilità di derogare all’art. 2, comma 1, del d.lvo 62/2017 che dispone nel primo ciclo l’attribuzione della votazione espressa in decimi.”
Nonostante la richiesta di diverse associazioni professionali, di associazioni genitori, di docenti universitari che hanno segnalato quanto con la didattica a distanza sono ancora più evidenti le criticità legate alla valutazione con voto in decimi, non solo per la mancanza di elementi per poter esprimere una valutazione attendibile, ma anche per il rischio di sottolineare e accentuare le difficoltà sociali o legate alla condizione del momento di numerosi studenti e delle loro famiglie (1).
Un’occasione persa dal Ministero per porsi all’ascolto di chi la scuola la fa ogni giorno e ha riscontrato, entrando (virtualmente) nelle case degli alunni, le grandi differenze che permangono fra nord e sud del paese, fra centri e periferie, fra città e borghi, fra stanziali e nomadi e migranti. Un mondo diversamente penalizzato di cui si è testardamente negata la stessa esistenza, asserendo che ‘tutto è regolare’, che con la didattica a distanza si è risolto ogni problema. Trascurando se non negando i dati provenienti dai diversi territori che ci restituiscono l’immagine di una scuola che, nonostante gli inediti sforzi del personale, non è riuscita a raggiungere tutti i bambini/studenti allo stesso modo.
[continua…]

(1) Lettera alla Ministra e documento interassociativo Una scuola grande come il mondo

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