Per ritrovare il “senso”

Napoli, 28 settembre. Primo giorno di scuola. Il racconto di un’insegnante.

Primo giorno di scuola: 28 Settembre 2020. È il primo giorno dell’ultimo anno di scuola media. “ Tu, Maria, da quanti anni la frequenti? E tu, Francesco? Solo tre, questo è il terzo; io? Da sempre!; io dalla quarta elementare perché prima stavo alla…” Ecco abbiamo iniziato così all’Adelaide Ristori, nella classe terza, con questa riflessione, invitando i ragazzi a dare un significato “altro” al loro primo giorno dell’ultimo anno di scuola media. Alcuni di loro sono entrati in questo istituto 11 anni fa, per frequentarne l’asilo.  Una parola d’ordine è passata tra noi docenti: spostare il loro stato emozionale dopo ben sette mesi di assenza dalla scuola vera, per decentrare la loro attenzione su altro dal Covid, che ci accompagnerà, del resto, per tutto l’anno, indiscutibilmente. Ecco, questo è stato il punto: non ci andava proprio che la scuola si aprisse all’insegna del virus, allo sciorinamento militarizzato di regole che sono antitetiche a qualunque idea di integrazione e cooperazione. Siamo a scuola, finalmente, la nostra casa. Pensiamo al suo “senso”. La prima mezz’ora è passata nel ricordo: alcuni dei ragazzi hanno riso nel rievocare piccoli flash legati a qualche episodio particolare, primo giorno d’asilo, il prof tal dei tali che poi se ne è andato, le maestre delle elementari… Poi, magicamente, qualcuno ha anche ripensato al primo giorno di scuola in prima media, quando accolti dai ragazzi più grandi, quelli delle terze, e condotti in classe attraverso il coro festoso che scandiva il Rap della scuola, sono entrati in un’aula i cui banchi erano spariti e c’era solo un cerchio di sedie con una scatola nera messa al centro per terra. La scatola nera… Iniziando così la nuova avventura nella scuola media.

Il coro, quest’anno sarebbe toccato a loro. Niente da fare: troppo pericoloso, oggi, per i mille dubbi di un inizio scuola, ingressi diversificati, ingressi turnati, percorso blu, percorso rosso, termoscanner. 

Ore 8.00 I primi ad entrare. Occhi che si incrociano con i miei, resi ancora più vividi dal bendaggio forzato delle mascherine sulla bocca. Emozione pura. In un  “quasi” silenzio, innaturale questo sì, pensosi, si sale distanziati fino al quarto piano. Imbarazzati e ancora troppo in silenzio entrano in classe. Breve occhiata alla classe. Un primo rito nuovo: sanificazione delle mani, il gel è posizionato sulla cattedra, posta vicino all’ingresso in aula prima di sedersi ognuno nella sua nuova postazione.

Ho osservato i banchi, oggi, con più attenzione, posizionati in un modo assolutamente innaturale, rigidi, perimetrati da nastri adesivi neri fissati a terra, soldatini  ben distanziati: oggi  nessun cerchio di sedie ad accoglierli, ultima fila vede le schiene di tutti i compagni, prima fila fissa il docente e al più qualche compagno laterale ma ben distanziato. Riprendiamoci il “senso”.

Alla Ristori l’Accoglienza è un rito: le scatole. Scatola nera ci devi stare.

Nera, per depositarvi i pensieri pieni di ombre, qui ed ora. 

È la scatola che è passata tra i banchi per raccogliere le loro paure, in verità era una busta neanche nera ma viola. Il senso del colore, una variatio, era stato subito assunto con divertita  ironia da tutti.

Alcool, microonde… il contenuto della busta ha subìto stasera ogni genere di aggressione per evitare la eventuale contaminazione a casa, tutto per leggere al più presto, per non attendere la decantazione per 24/48h come prescritto dall’Integrazione al Regolamento di Istituto, il contenuto dei post it e domani, dopo  il gioco della scatola/busta verde, quella delle attese, verde speranza, iniziare il lento continuo lavoro di elaborazione delle paure: l’esame di terza, il più citato; l’ansia di non farcela; di non fare le cose giuste, di non essere promosso; di non essere abbastanza; di non risistemare le cose; dei voti bassi; di tornare alla non normalità. E poi c’è anche lei, la paura del Covid, ma è in compagnia di squali; che Bikini Bottom (1) esploda; della morte; della morte del (mio) cane; di tutto il resto. Ritroveremo il “senso”.

Daniela Politi

(1) Bikini Bottom è la città, situata sul fondo dell'Oceano Pacifico abitata da creature marine antropomorfe, in cui è ambientata la maggior parte degli episodi del cartone animato SpongeBob.